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di Roberto
Bracco
Parte Settima: La
Glossolalia in relazione al Battesimo nello Spirito Santo
1. Il battesimo
nello Spirito Santo come "potenza" e non
solo "lingue"
2. Risposta al
Primo Quesito: Relazione tra "glossolalia"
e "dono
delle lingue"
2a. Che
cosè la glossolalia?
2b. Le
lingue restano patrimonio del credente o possono
cessare?
3. Risposta al
Secondo Quesito
1. Il battesimo
nello Spirito Santo come "potenza" e
non solo "lingue"
Non
tutti accettano il principio biblico che precisa che le
esperienze spirituali possono essere molteplici e
multiformi ed
è per questo che ritengo utile precisare che, quando
noi parliamo di "battesimo
nello Spirito",
non ci riferiamo "alla confessione di fede"
"alla rigenerazione" o ad una qualsiasi
generica esperienza spirituale, ma
a quella vera,
completa immersione, che è anche saturazione,
traboccamento, che conferisce potenza, che abilita il
credente alla testimonianza, alla vita eroica (Fatti 1:5; 2:38).
Se
durante i decenni del nostro secolo cè
stato un movimento che ha saputo svolgere un
servizio dinamico e che ha potuto vedere
risultati sorprendenti, e mi
riferisco al movimento pentecostale, questo
movimento cè stato e cè con tutta
la propria esperienza in
virtù del battesimo nello Spirito che è potenza
che supplisce abbondantemente alle carenze
culturali, economiche, organizzative che questo
movimento spesso accusa nei confronti delle
chiese storiche.
Ho detto "battesimo
nello Spirito" e non "glossolalia" perché è
fondamentalmente inesatto che
lunico elemento o lelemento
centrale che
caratterizzi il movimento pentecostale nei
confronti delle diverse denominazioni
evangeliche, sia
costituito dal "dono
delle lingue".
|
È vero che il credo delle
diverse organizzazioni pentecostali ha sempre un
articolo, che con qualche piccola differenza fra
luna e laltra, recita costantemente: «Noi
crediamo al battesimo nello Spirito che si riceve con
il segno delle lingue», ma è
anche vero che per la collocazione stessa delle
"lingue" semplicemente quale segno
evidenziale del battesimo, e quindi come un
dettaglio del credo, si può concludere che
queste vengono accettate per lesatta misura che
hanno nella vita cristiana in generale e nella vita
carismatica in particolare.
Riferendomi alla mia
esperienza personale ho già detto, in altra
parte di questo scritto, che la
glossolalia, quale manifestazione carismatica e
quindi quale evidenza sensibile del battesimo
nello Spirito, è stata esperimentata da me ed
anche da tutti coloro, indistintamente, che ho
personalmente veduti "battezzati" in
quello che ormai è definito il "battesimo
pentecostale". |
Ma con questo non voglio
affermare lesistenza di una dogmatica assolutamente
chiusa, anzi voglio ricordare che ci sono almeno due
aspetti del problema aperti allindagine e quindi
alla fraterna discussione.
1.
Quesito
Quale
relazione cè fra le "lingue" che si
parlano nel momento che lo Spirito Santo ci riempie,
ci battezza e le lingue di cui scrive Paolo nella
prima epistola ai Corinzi, cioè il "dono
carismatico".
2.
Quesito
La
"glossolalia" è solo
e sempre il
segno carismatico che evidenzia il battesimo nello
Spirito?
2. Risposta al
Primo Quesito: Relazione tra "glossolalia"
e "dono
delle lingue"
Vengo subito al primo di questi
punti:
Quale
relazione cè fra le "lingue"
che si parlano nel momento che lo Spirito Santo ci
riempie, ci battezza e le lingue di cui scrive Paolo
nella prima epistola ai Corinzi, cioè il
"dono carismatico".
Molti
rispondono: le prime sono un
"segno" che può
anche cessare dopo un po di tempo
(sic) e le altre sono il
"dono" che si
manifesta in colui che è
stato prima battezzato nello Spirito Santo.
A mio avviso la risposta è
tuttaltro che completa e soprattutto non mi
sembra che abbia un fondamento biblico perché dal
più spontaneo degli esami si può solo dedurre che allatto
del battesimo nello Spirito si manifesta, nel
credente, quale evidenza sensibile, il "dono
delle lingue".
È
vero che Paolo parla della glossolalia come di un
"segno" agli inconvertiti.
Ma
egli non usa questo termine per contrapporlo al
"dono",
anzi quando compie la sua dissertazione lo fa
proprio per ampliare ed approfondire la
conoscenza esatta del "dono", per Paolo,
quindi, il
"segno" è il dono
e il "dono"
è un segno.
È
anche vero che nel Vangelo secondo Marco è detto del
"parlare altri linguaggi
" che è un
"segno".
Ma
è altrettanto vero che è semplicemente
ricordato come un
"segno" della fede del cristiano
ed è "segno" assieme
allesorcismo, alla taumaturgia che
indubbiamente sono "doni" dello Spirito.
Qualcuno
ha usato Marco 16:17-18
per sostenere lesistenza di un "segno",
che si differenzia formalmente o sostanzialmente dal
"dono".
Dobbiamo,
però, anche concludere che questa specificazione
carismatica deve essere estesa anche alle "potenti
operazioni",
alle "guarigioni"
... e
conseguenzialmente a tutti i doni dello Spirito,
mentre, per riferirci a un solo passo noi
leggiamo in Atti 19:6 che gli Efesini, battezzati
nello Spirito,
parlavano
"lingue"
e "profetizzavano"
e pochi
hanno affermato che anche la profezia possa
essere qualche volta un "segno" od
essere, qualche altra volta, un "dono",
benché proprio in riferimento alla profezia
sarebbero invece autorizzate delle distinzioni
che non è opportuno ricordare in questo scritto,
che è limitato al soggetto delle "lingue".
2a. Domandiamoci:
che cosè la glossolalia?
La risposta è ampiamente
scontata: Una
manifestazione soprannaturale che permette al
credente di esprimersi in una lingua a lui
sconosciuta.
Quindi
la natura della
glossolalia è lo Spirito,
la forma è una lingua
sconosciuta.
Non ha importanza
quando e dove ci sia la manifestazione: se per la
prima volta o da molte volte, essa è sempre
glossolalia, cioè il "dono delle lingue".
|
Casomai
si può distinguere tra possesso
del dono e opportunità
di usarlo nella guida di Dio, e
quindi si può tornare allo scritto di Paolo.
Con
lesortazione: «Parlino
due o tre al più
»,
ammette la presenza
nella chiesa di tanti glossolali
(o addirittura di una comunità interamente
carismatica), ma raccomanda
di limitare lesercizio del dono
nel tempo e nel numero.
Daltronde i discepoli di Gerusalemme non
hanno espresso messaggi in lingue?
Non è forse avvenuto molte volte che il credente
nel momento che è stato battezzato ha espresso
messaggi, o interpretati, o dati in unaltra
lingua a lui sconosciuta, ma conosciuta da
qualcuno dei presenti?
Che
differenza può essere ravvisata fra queste
manifestazioni e quelle tanto chiaramente descritte
da Paolo e che egli definisce "dono
delle lingue" ?
La mia personale conclusione è che il battesimo
nello Spirito
immerge il credente "anche" nella vita
carismatica che si
"evidenzia"
in lui con la manifestazione del "dono
soprannaturale".
2b. Le lingue
restano patrimonio del credente o possono cessare?
Continuando a
sviluppare il tema "segno"
- "dono"
e proprio in forza
di questa opposizione, ritorna il quesito già
accennato: le "lingue"
rimangono patrimonio del credente, assieme al
battesimo, o possono cessare dopo un poco di tempo?
Anche
su questo punto evito di dogmatizzare, nonostante che la
mia modesta, personale esperienza, ma che posso unire a
quella eminente di Paolo (1ª
Cor.14:18), mi incoraggerebbe ad
affermare categoricamente: le
lingue rimangono come una componente del tesoro
spirituale del credente;
ma più che unaffermazione, che in quanto basata
sopra esperienze personali potrebbe essere considerata
soggettiva, ritengo utile una chiarificazione.
Nessuna
esperienza spirituale, e quindi neanche il
battesimo, rimane patrimonio del credente se non
è costantemente alimentata e rinnovata nel corso
della vita.
|
Largomento
andrebbe approfondito e sviluppato, ma ci porterebbe
fuori e lontano dal nostro soggetto immediato, ma,
per rimanere in questo, basta ricordare che in
Gerusalemme almeno una
parte di coloro che erano stati "riempiti"
di Spirito Santo nel giorno della Pentecoste, furono
nuovamente "riempiti" a conclusione di una
riunione di preghiera promossa e tenuta alle prime
avvisaglie di persecuzioni (Atti
4:31).
Quindi
coloro che erano stati
già "battezzati"
furono "battezzati"
di nuovo, se
essere riempiti
vuol dire essere
battezzati, o essere
battezzati vuol dire essere
riempiti.
Il riferimento storico che
potrebbe essere arricchito da una serie nutrita di
testimonianze analoghe, sembra precisare un principio di
dottrina e cioè quello già anticipato:
|
Il
battesimo nello Spirito, rappresenta unesperienza
permanente nel credente a
condizione che la "pienezza"
realizzata sia conservata
mediante il rinnovarsi di un incontro con Dio.
|
|
A
questo punto si può affermare che è almeno
incoerente affermare che le
lingue, evidenza del "battesimo", possano
scomparire, mentre il
battesimo stesso continua a rinnovarsi
cioè ad essere un "nuovo battesimo".
Se a
"battesimo"
fa riscontro
"glossolalia",
le due realtà devono sussistere o
scomparire soltanto nella loro relazione e
cioè fino
a tanto che il credente è "immerso", il
fenomeno carismatico deve essere presente,
quando il credente esce fuori da questa esperienza può
cessare ogni manifestazione od ogni effetto
dellesperienza stessa.
Naturalmente, come
è stato ripetutamente detto, il
possesso di un dono non implica luso
indiscriminato di questo, ma fra
i doni che in misura maggiore possono essere
inventariati nella chiesa pentecostale, la "glossolalia"
occuperà sempre un posto davanguardia per la
sua stretta relazione col battesimo nello Spirito
Santo.
Un servo di Dio, autentico
pioniere del movimento pentecostale, amava
ripetere che egli sentiva il bisogno
di un "nuovo battesimo" ogni mattina e
per questo motivo rimaneva in preghiera fino a
tanto che "fiumi di linguaggi"
sgorgavano dalle sue labbra. |
Non voglio dare a
questa testimonianza lautorità della
Scrittura, che daltronde non si pronuncia
su questo punto, ma ho creduto opportuno citarla
perché rappresenta unottima illustrazione
del soggetto.
Purtroppo non
sono pochi coloro che hanno desiderato, cercato e
realizzato il battesimo, ma poi lo hanno
totalmente trascurato e completamente soffocato;
perché qualsiasi esperienza può essere
distrutta.
In questi,
qualche volta, si odono ancora linguaggi, ma si
avverte chiaramente che sono soltanto ricordi
mentali che vengono espressi senza nessun segno
di vita, mentre altre volte non si odono più
linguaggi e, purtroppo, non
si avverte nessun altro segno di vera
vita spirituale;
quando lopera rovinosa è stata condotta
allestreme conseguenze. |
Ho
detto "vera
vita spirituale";
questa è una realtà che non va confusa con la "vita
religiosa"
nel senso più abusato di questo termine; possiamo
infatti incontrare credenti, dirigenti ecclesiastici,
ministri esteriormente perfetti nella loro vita
religiosa o ecclesiastica, ma completamente privi
delle risorse dello Spirito ed ovviamente totalmente
sforniti delle caratteristiche della vita cristiana.
Esaurita brevemente
lanalisi del primo dei due problemi, passo al
secondo:
3. Risposta al
secondo quesito
La
"glossolalia" è "solo"
e "sempre"
il segno carismatico che evidenzia il battesimo nello
Spirito?
Sono state scritte tante cose
sullargomento, spesso inesatte, spesso mordaci,
spesso provocanti e quindi mi limito a prendere in
considerazione soltanto le osservazioni più serene e
più impegnative per un confronto serio e fraterno.
Voglio ricordare anzi che nel passato ho cercato sempre
di evitare un attrito polemico e mi sono limitato a
ricordare che:
il "battesimo"
non deve essere confuso con altre e diverse
esperienze spirituali e
non
deve neanche essere affermato dove cè stata
soltanto una piacevole emozione religiosa o una
sensazione mistica
perché la
Scrittura lo descrive come un
fenomeno che, saturando di potenza il credente, lo rende
anche traboccante di gloria, di gioia e di vita
carismatica.
Quanto scritto o detto è stato
forse troppo prudente o troppo generico; in questo
modesto studio però supero ogni schema precedente
perché largomento lo impone; infatti il soggetto
immediato non è il "battesimo nello
Spirito", ma la "glossolalia", ed
affrontando questo argomento, è necessario giungere alla
definizione del pensiero in termini precisi.
Non
prendo in considerazione un "articolo
di fede" e non stabilisco premesse
derivanti da affermazioni dogmatiche
che, autorevoli che siano, chiedono
sempre il conforto della Scrittura.
È
logico quindi che lanalisi ed il
confronto abbiano
essenzialmente un fondamento biblico e
credo che possiamo concordare tutti sulla
scelta del libro dei Fatti quale testo
peculiare e che, almeno in sei punti, si sofferma
chiaramente sullesperienza del "battesimo
nello Spirito" o, se vogliamo usare altra
definizione, sulla "pienezza dello Spirito".
Scelti i passi, è possibile
esaminarli nel confronto delle tesi divergenti per
approfondire e chiarire il problema.
I versi a cui mi
riferisco, dal libro dei Fatti, sono i seguenti:
1.
- Fatti
2:4 «
tutti
furono ripieni dello Spirito Santo e
»
2.
- Fatti
4:31 «
tutti
furono ripieni dello Spirito Santo
e
»
3.
- Fatti
8:17 «
essi
ricevettero lo Spirito Santo»
4.
- Fatti
9:17 «
sii
ripieno dello Spirito Santo»
5.
- Fatti
10:44 «
lo
Spirito Santo cadde sopra tutti coloro che li
udivano»
6.
- Fatti
19:6 «
lo Spirito Santo venne sopra loro
»
.
Non tutti, nellaffrontare
largomento del "battesimo" e quello
connesso alla "glossolalia", compiono la stessa
scelta di versi biblici, anzi i più omettono
generalmente Fatti 4:31 e 9:17, ma io
credo che non si possa trascurare nessun elemento utile
allapprofondimento del problema, soprattutto nessun
elemento che, come quelli che emergono dai due versi,
hanno un profilo storico che può essere particolarmente
chiarificatore.
Per
inciso si può ribadire che il "battesimo
nello Spirito"conferisce sempre una potenza, una
autorità, un dinamismo e questo appare in modo
inequivocabile nel libro dei Fatti ove la dizione
"pieno di Spirito
Santo" è sempre
collegata con la manifestazione
della soprannaturalità nella vita e nel servizio del
credente.
(Fatti 4:8, 6:5, 7:5, 13:9)
Confermato il fatto che
lesperienza del battesimo si distingue da tutte
le altre esperienze spirituali, torniamo al soggetto
immediato e cioè a quello della relazione
fra battesimo e glossolalia.
Le conclusione esegetiche del
Movimento pentecostale sono note, ma per il confronto che
desidero fare, devo necessariamente ricordarle
articolandole in relazione ai versi scelti:
1.
- Fatti 2:4 «Presero
a parlare in lingue straniere, secondo che lo
Spirito dava loro a ragionare
»
2.
- Fatti 4:31 «
e
parlavano la Parola di Dio con franchezza»
3. - Fatti 8:18 «
veggendo
che per limposizione delle mani degli
apostoli, lo Spirito Santo era dato
»
4. - Fatti 9:18 «in
quellistante gli caddero dagli occhi come
delle scaglie»
5. - Fatti 19:6 «
e
parlavano lingue strane e profetizzavano»
6. - Fatti 10:46 «
li
udivano parlare diverse lingue e magnificavano
Dio».
Lesame sereno, anche
frettoloso di questi versi, fa emergere, in maniera
inequivocabile, due elementi:
Il "battesimo"
è sempre collegato ad evidenza carismatica e a
fenomeni sensibili.
La "glossolalia" appare con insistenza ed
evidenza.
Naturalmente dove la Scrittura
non è esplicita, linterpretazione viene data sulla
base di quelle ipotesi che vengono suggerite dai passi
che più chiaramente sembrano convalidare il "credo"
pentecostale.
Ometto i versi
contenuti nei cap. 4 e 9 del
libro dei Fatti
per la ragione già anticipata, cioè perché generalmente
evitati dallindagine
esegetica.
Non indugio su quelli dei capitoli
2 e 10
perché chiaramente aderenti alle conclusioni che
stanno alle basi del credo pentecostale.
Mi
soffermo invece a ricordare le "ipotesi"
formulate nellinterpretazione degli altri due
passi:
Fatti
8:18.
Il battesimo realizzato
dai Samaritani aveva unevidenza che
poteva essere constata tanto da "Simon Mago",
che la vedeva per la prima volta, quanto dagli
apostoli che invece laspettavano come
conferma alla replicarsi del miracolo che essi
stessi avevano realizzato.
Essi pregavano perché in Samaria vi fosse
rinnovata sostanzialmente la Pentecoste, ma
avevano bisogno di essere accertati anche
attraverso la manifestazione dellesperienza
(Fatti
8:18).
Fatti 19:6.
I credenti di Efeso,
ripieni di Spirito Santo, entrano pienamente
nella vita carismatica e inizialmente, come per
tutti, principiano a parlare in lingue, ma,
nellesuberanza della loro esperienza, non
si fermano alla manifestazione iniziale e
proseguono con lesercizio "anche"
della profezia.
Mi sembra quindi
che questi passi, chiariti da un esame esegetico
onesto, dimostrino che la pretesa di quanti
parlano di un battesimo nello
Spirito realizzato
senza evidenza carismatica,
senza manifestazioni
soprannaturali, senza
acquisto di potenza,
cioè di un "battesimo" conseguito attraverso
una meccanica sacramentale o mediante una
momentanea euforia emotiva,
sono pretese prive di qualsiasi fondamento
scritturale. |
Mi sembra anche che gli
attacchi spesso violenti ed ostili rivolti da più parti
verso il "movimento pentecostale" in generale e
verso il suo "credo" in particolare, non
abbiano un solido fondamento, perché quanto detto fin
qui unisce perfettamente linterpretazione biblica
con lesperienza del movimento.
Non si può
assolutamente affermare, come hanno fatto alcuni, che la
realtà storica del movimento pentecostale sia in
conflitto con le dichiarazioni della Scrittura.
Forse si può osservare
che, per completare il quadro analitico,
linterpretazione di alcuni passi biblici viene data
sulla base di "ipotesi", ma spero che tutti
siano disposti ad ammettere che queste ipotesi non hanno
nulla di ardito o di fantasioso, ma sono suggerite
proprio da quei versi, da quelle parole della Scrittura
che sono inequivocabili e particolareggianti.
Comunque una cosa appare fuori
da ogni possibile controversia e cioè:
Il battesimo nello Spirito
è sempre una vera "immersione" nella
vita spirituale e quindi nella vita carismatica;
da questa immersione non può non derivare la
manifestazione di quei fenomeni costituiti dai
doni dello Spirito dati da Dio per la
edificazione del credente e della chiesa e
poiché fra questi la "glossolalia"
sembra essere, per la sua forma particolare, il
più facilmente individuabile, non deve apparire
strana la sua costante presenza
nellesperienza pentecostale. |
Collegamento
allo studio originale sul sito dal sito della Chiesa di Roma alla
pagina interna raggiungibile al link seguente |
RIASSUMENDO:
1. Il battesimo nello Spirito Santo come
"potenza" e non solo "lingue"
Se durante i
decenni del nostro secolo cè stato un
movimento che ha saputo svolgere un servizio
dinamico e che ha potuto vedere risultati
sorprendenti, e mi riferisco al movimento
pentecostale, questo movimento cè stato in
virtù del battesimo nello Spirito che è potenza
che supplisce abbondantemente ad ogni tipo di
carenza .
Ho detto "battesimo nello Spirito" e
non "glossolalia" perché è
fondamentalmente inesatto che lunico
elemento che caratterizzi il movimento
pentecostale nei confronti delle diverse
denominazioni evangeliche, sia costituito dal
"dono delle lingue".
Ci sono almeno due aspetti del problema aperti
allindagine e quindi alla fraterna
discussione.
1. Quesito:
quale relazione cè fra le "lingue"
che si parlano nel momento che lo Spirito
Santo ci riempie, ci battezza e le lingue di
cui scrive Paolo nella prima epistola ai
Corinzi, cioè il "dono carismatico".
2. Quesito:
La "glossolalia" è solo e
sempre il segno carismatico che evidenzia
il battesimo nello Spirito?
2.
Risposta al Primo Quesito: Relazione tra "glossolalia"
e "dono
delle lingue"
Molti
rispondono: le prime sono un "segno"
che può anche cessare dopo un po di tempo
(sic) e le altre sono il "dono" che si
manifesta in colui che è stato prima battezzato
nello Spirito Santo.
Dal più spontaneo degli esami si può solo
dedurre che allatto del battesimo nello
Spirito si manifesta, nel credente, quale
evidenza sensibile, il "dono delle lingue".
- È vero che Paolo parla della glossolalia come
di un "segno" agli inconvertiti, ma
egli non usa questo termine per contrapporlo al
"dono".
- È anche vero che nel Vangelo secondo Marco è
detto del "parlare altri linguaggi
"
che è un "segno", ma è altrettanto
vero che è semplicemente ricordato come un
"segno" della fede del cristiano ed
è "segno" assieme allesorcismo,
alla taumaturgia che indubbiamente sono "doni"
dello Spirito.
- Qualcuno ha usato Marco 16:17-18 per sostenere
lesistenza di un "segno", che si
differenzia formalmente o sostanzialmente dal
"dono". Dobbiamo, però, anche
concludere che questa specificazione carismatica
deve essere estesa anche alle "potenti
operazioni", alle "guarigioni" ...
e conseguenzialmente a tutti i doni dello Spirito.
2a. Domandiamoci: che cosè la
glossolalia?
La risposta è
ampiamente scontata: Una manifestazione
soprannaturale che permette al credente di
esprimersi in una lingua a lui sconosciuta.
Non ha importanza quando e dove ci sia la
manifestazione: se per la prima volta o da molte
volte, essa è sempre glossolalia, cioè il
"dono delle lingue".
Casomai si può
distinguere tra possesso del dono e opportunità
di usarlo nella guida di Dio, e quindi si
può tornare allo scritto di Paolo.
Con lesortazione: «Parlino due o tre al
più
», ammette la presenza nella chiesa di
tanti glossolali (o addirittura di una comunità
interamente carismatica), ma raccomanda di
limitare lesercizio del dono nel tempo e
nel numero.
Che differenza può essere ravvisata fra queste
manifestazioni e quelle tanto chiaramente
descritte da Paolo e che egli definisce "dono
delle lingue"?
La mia personale conclusione è che il battesimo
nello Spirito immerge il credente "anche"
nella vita carismatica che si "evidenzia"
in lui con la manifestazione del "dono
soprannaturale".
2b. Le lingue restano patrimonio del
credente o possono cessare?
Nessuna esperienza spirituale, e quindi
neanche il battesimo, rimane patrimonio del
credente se non è costantemente alimentata e
rinnovata nel corso della vita. Basta
ricordare che a Gerusalemme almeno una parte
di coloro che erano stati "riempiti" di
Spirito Santo nel giorno della Pentecoste, furono
nuovamente "riempiti" a conclusione di
una riunione di preghiera promossa e tenuta alle
prime avvisaglie di persecuzioni (Atti 4:31).
A questo punto si può affermare che è almeno
incoerente affermare che le lingue, evidenza del
"battesimo", possano scomparire, mentre
il battesimo stesso continua a rinnovarsi cioè
ad essere un "nuovo battesimo".
La "vera vita spirituale" è una
realtà che non va confusa con la "vita
religiosa"; possiamo infatti incontrare
credenti, dirigenti ecclesiastici, ministri
esteriormente perfetti nella loro vita religiosa
o ecclesiastica, ma completamente privi delle
risorse dello Spirito ed ovviamente totalmente
sforniti delle caratteristiche della vita
cristiana.
3. Risposta al secondo quesito:
La "glossolalia" è "solo"
e "sempre" il segno carismatico che
evidenzia il battesimo nello Spirito?
I versi a cui mi riferisco, dal libro dei Fatti,
sono i seguenti: Fatti 2:4; Fatti 4:31; Fatti 8:17,
Fatti 9:17; Fatti 10:44; Fatti 19:6
Lesame sereno, anche frettoloso di questi
versi, fa emergere, in maniera inequivocabile,
due elementi:
- Il "battesimo" è sempre collegato ad
evidenza carismatica e a fenomeni sensibili.
- La "glossolalia"
appare con insistenza ed evidenza.
Non
si può assolutamente affermare, come hanno fatto
alcuni, che la realtà storica del movimento
pentecostale sia in conflitto con le
dichiarazioni della Scrittura.
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